Open book with burning candle on wooden tray, knitted sweater in bed. Good morning. Cozy atmosphere.

È inutile negarlo: la sera siamo più fragili. La sera risveglia in di noi un pezzetto nascosto di anima che durante il giorno se ne resta muto. Le preoccupazioni, i ricordi, le paure, le ansie, in qualche modo la sera sembrano venire a galla in modo naturale. Quando siamo al buio, stesi da soli nel letto, qualsiasi paura sembra tangibile. Ed è proprio per via di quest’ondata di vulnerabilità che ci coglie, che credo dovremmo prestare più attenzione ai momenti che dedichiamo a noi stessi la sera.

Quelle due, tre ore comprese fra la cena e l’addormentarsi, io le ho sempre date per scontate. Le ho sempre prese per “inutili”, per ore semplicemente “dedite a digerire il pasto e a prepararsi a dormire”. Adesso so che valgono molto di più. Dopo una giornata stancante, piena di difficoltà e problemi e cose che non vanno, piena di interazioni con gli altri e reazioni agli impulsi esterni, quelle due ore possono essere il momento in cui chiudiamo la porta della nostra mente e ci riconciliamo con noi stessi. Ci ritroviamo a casa, una casa che giorno dopo giorno cerchiamo di rendere sempre più bella, calda e sicura. Chiudendoci alle spalle quella porta, decidiamo consapevolmente di spostare la nostra attenzione dal mondo esterno al nostro interiore. E invece di lasciare che le influenze negative provenienti da fuori possano approfittarsi della nostra emotività serale, ce ne prendiamo cura noi, dandoci tutto l’amore possibile.

Step uno: conosci la tua mente. Una delle cose più belle che possono nascere da questo nostro sentirci fragili, è l’occasione di conoscerci meglio. Cosa che diciamo di non aver mai tempo di fare. Cosa mi ha fatto stare bene oggi? Cosa mi ha reso nervoso, stressato, triste? Quali sono le emozioni che hanno caratterizzato la giornata? Ci sono tre cose per cui sono davvero grato? La cosa migliore è prendere un foglio e scrivere. Ci sono persone a cui piace tenere un diario, e altre che non ne traggono nulla o non ne sono capaci. Può succedere di non sapere nemmeno da che parte iniziare. Per questo, per arrivare dritti al punto, può essere utile partire da delle domande, e provare davvero a pensare a una risposta sincera. Dicono che scrivere tre, cinque, dieci cose successe nella giornata per cui valga la pena dire “grazie”, ci renda col tempo generalmente più felici e soddisfatti, e migliori il nostro sguardo al futuro. Qualche volta, quando sono triste, il mio ragazzo mi chiede di fare “la lista delle cose belle”. Ed è proprio questo: un elenco di cose, anche piccole, stupide, insignificanti, che durante una giornata complessivamente brutta mi hanno fatto sorridere. Dopo averle messe su carta una per una, vi assicuro che il bilancio generale cambia drasticamente. Quasi tutte le “giornate di merda” diventano “giornate no, ma con note positive”, e le giornate “così così”, spesso si sbilanciano verso il “tutto sommato, bello”. Allo stesso tempo così facendo ci rendiamo conto anche di quali sono le situazioni che condizionano negativamente il nostro umore, cosa che sembra scontata ma di cui non sempre siamo consapevoli. Questo esercizio è indispensabile se si decide di intraprendere un percorso di cura della nostra mente: il primo passo è conoscersi, ed essere in grado di distinguere gli stimoli proficui da quelli dannosi (per quanto poi ovviamente possa essere difficile allontanarsene). Perché quindi non sfruttare la sera per chiederci cosa davvero ci renda felici, cercando poi di inseguire queste piccole cose ogni qualvolta ne abbiamo l’occasione?

Step due: cura il tuo corpo. Un’altra buona idea credo che sia trovare qualcosa da fare che porti benefici al corpo. “Mens sana in corpore sano”, come si suol dire. Una doccia fresca in estate, un bagno caldo in inverno con la luce soffusa e un po’ di buona musica di sottofondo, una maschera per il viso o una passeggiata al tramonto. Qualunque cosa può andar bene, ascoltando sempre ciò che il vostro corpo cerca di dirvi. Non forzate niente: dev’essere rilassante, non fonte di stress. Se siete esausti, non andate a correre solo per bruciare qualche caloria illudendovi che vi renderà più tonici. Se il corpo chiede riposo, dategli riposo. Anche andare a dormire consapevolmente più presto del solito può essere una forma d’amore per sé stessi. Io personalmente quest’anno ho imparato alcune semplici posizioni di pilates e yoga, e quando riesco a dedicarmi quei venti minuti la sera è subito tappetino, candela e musica rilassante per permettere al mio corpo di allentare tutta la tensione accumulata durante la giornata. Venti minuti che sembrano i più insignificanti al mondo, ma che mi fanno andare a letto con una percezione di me totalmente diversa. Mi sento meno stressata, più leggera, meno affaticata. Mi aiuta anche a dormire meglio. Alla fine, a volte, ci affianco cinque o dieci minuti di meditazione. L’essenza della meditazione è semplicemente smettere di fare qualsiasi cosa e dedicarsi ad essere. Essere e basta. Immobili in un mondo in corsa. Osservare il proprio respiro e focalizzarsi su quello, senza doversi sentire addosso la pressione del dover per forza “fare qualcosa”, o “essere qualcuno”. Credo che comunque di questo, più avanti ne parlerò meglio.

Step tre: attività rilassanti. Terza componente di una perfetta serata di selfcare, è quella più comune e anche la più sottovalutata: il mero relax. Leggere un libro, guardare un film o una serie tv, chiamare un amico o qualcuno che amiamo, la cui voce ci fa star bene. Ascoltare della buona musica che ci faccia addormentare. Queste sono le cose che, senza pensarci più di tanto, solitamente facciamo la sera. Quale sarebbe quindi la novità? Semplicemente il modo in cui le viviamo. Da quando ho iniziato il mio percorso, ho cominciato a guardare diversamente anche queste cose così banali. Mentre accendo il computer, scorro la home di Netflix, scelgo la categoria che mi va di più, e metto in lista quello che mi ispira, mi accorgo semplicemente di star trascorrendo un momento speciale in compagnia di me stessa. Penso “cavolo, questo momento io lo dedico a me”. Penso “quant’è bello poter decidere di poter vedere qualunque cosa io desideri, poter spegnere appena sono stanca, oppure tirare tardissimo, o piantare il film a metà se mi accorgo che fa schifo”. Quant’è bello a volte poter essere protagonisti e decidere tutto noi. Senza aspettative o stress. Come quando entriamo in gelateria e abbiamo migliaia di combinazioni fra le mani. Fino a qualche anno fa, anche scegliere il gelato mi metteva ansia. E se prendo un gusto che non mi piace? Avrò buttato via le mie calorie extra della settimana, un bel momento coi miei amici, mi mangerò le mani accorgendomi che quello degli altri è meglio… e via così. In tutto. Per tutto. Ad ogni minima, insignificante, bellissima libera scelta. E invece sai che c’è? Che se oggi sbaglio gusto, torno domani e mi mangio un altro gelato. Felice.

Senza quindi dilungarmi troppo, quello che volevo dire è piuttosto semplice. Usiamo la sera per ritrovarci, per salutare noi stessi e i nostri colori originali dopo esserci mescolati agli altri e adattati ai loro toni per tutto il giorno. Che anche quando apriamo la porta di casa, e troviamo l’appartamento vuoto, dobbiamo ricordarci che in realtà qualcuno ad aspettarci a braccia aperte c’è sempre: noi stessi.

“Reggiti, leggiti, sfogliati, sparpagliati
ma riunisci sempre i pezzi prima di andare a dormire
che fra menti e cuori
è meglio non essere frammenti.
Ogni tanto prenditi tempo
per ritagliarti qualche spazio
disegnati dentro, colorati fuori che
che non sei qui per dare retta a nessuno
sei qui per scoprire la tua nuova geometria.”
-Gio Evan, da “Ogni tanto, tu.”

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