„Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte.“
Frutto di una solida convinzione politica evoluta e maturata nel tempo, “contro il fanatismo” è un saggio di Amos Oz, pubblicato nel 2004. L’autore, originario di Gerusalemme, è stato uno dei più convinti sostenitori della cosiddetta “soluzione dei due stati”, proposta per porre fine al decennale conflitto arabo-israeliano. Schierato alla nascita dal proprio sangue israeliano, all’interno dell’opera l’autore racconta di come egli stesso durante l’infanzia e la prima adolescenza abbia assunto comportamenti quasi fanatici, per poi crescere e veder nascere dentro di sé una ben più grande fiducia verso ciò che egli definisce “il contrario del fanatismo”: il compromesso.
Il saggio quindi si appoggia al contesto storico e culturale più vicino all’autore: quello della guerra che ha segnato la sua intera esistenza. Ma a parer mio, non si ferma solo a questo. Partendo da questa situazione, orribile quanto concreta, abbandona i pregiudizi che entrambe le parti hanno assunto nel tempo per spiegare al lettore i presupposti per risolvere non solo questo conflitto, ma in generale il conflitto, nel senso umano del termine. E ciò che c’è di più bello è che lo fa senza mai porsi nelle condizioni di avere ragione, senza mai assumere l’atteggiamento di insegnare, perché – egli stesso lo dice – imponendo la sua opinione come verità assoluta ricadrebbe di nuovo in un inconsapevole fanatismo.
Visto che non mi permetterei mai di spiegare ciò che ho capito, o peggio ancora, ciò che penso del conflitto palestinese-israeliano – sicuramente non ho conoscenze sufficienti in materia – mi limiterò a fare riferimento al messaggio universale che l’autore ha cercato di trasmettere.
Come prima ho già accennato, l’autore presenta come soluzione al conflitto e suo esatto contrario il compromesso. Parola che, ribadisce più volte, “in Europa ha una pessima reputazione”. È vero: spesso si parla di compromesso come di un accontentarsi, di un abbandono dei valori, di un cedimento. E questo è dato dal fatto che, spiega l’autore, l’Europeo medio ha un bisogno irrefrenabile: definire, in qualsiasi situazione, chi sia il “buono” e chi il “cattivo” della storia. Ma quasi mai nella realtà esistono un buono e un cattivo. Non esistono nel conflitto arabo-israeliano, così come non esistono in una moltitudine di altre guerre. Ma questo non lo si può capire se non abbandonando le proprie posizioni radicali, assunte a priori senza mettersi nei panni dell’altro. La domanda con cui si apre la sua “seconda lezione”, infatti è proprio questa: come guarire un fanatico?
Scrivo questo articolo perché la risposta mi ha colpito. L’autore parla di ironia. Di senso dell’umorismo. Parla della risata e della capacità di ridere di sé, mettendosi nei panni dell’altro. Cosa completamente diversa dal sarcasmo, perché sarcastico invece è colui che ride degli altri ma non di sé. E ancora: come affrontare un fanatico se ne si incontra uno? Sicuramente, non arroccandosi sulle proprie ferme convinzioni e sfoderando paroloni come spade da combattimento. No, il suggerimento dell’autore è questo: fare finta che il ragionamento del fanatico abbia senso. Fare domande, mostrarsi incuriositi. Mettersi nei panni del fanatico, e provare a conoscerlo sempre di più. Finché, ad un certo punto, le sue tesi cadono.
Dimostra quindi come alla fine, chi si veste di assoluta integrità, non sia mai perfettamente d’accordo con sé stesso. E con questo non intende affatto dire che il compromesso sia facile, leggero, immediato, liberatorio. Il compromesso è doloroso. Il compromesso per molto tempo resta una ferita aperta. È come quando, dopo una lunga malattia, si comincia un percorso di guarigione. Si sta male, a volte peggio di quando si era malati. La differenza sta nel fatto che, prima o poi, qualcosa cambia. E alla fine si sta meglio. Per questo motivo, spiega, compromesso è sinonimo di vita.